di Giancarlo Berardi (testi), Ivo Milazzo(disegni), aa. vv. |
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Ken Parker debuttò nelle edicole italiane nel 1977... E non si può certo dire che fu amore a prima vista. La storia editoriale di Ken Parker, anzi, è quella tipica del fumetto che fatica a conquistarsi una propria fascia di pubblico e che, nonostante l'alta qualità della serie, finisce nel limbo editoriale per diventare fenomeno di nicchia, amatissimo da una ristretta schiera di fans. Ken Parker è un fumetto western, ma scordatevi Tex Willer e i suoi pards, anche se forse proprio lo scenario in comune fu il tallone d'achille della serie: molti superficialmente accostarono, anche a causa del tipico formato bonelliano, il biondo trapper a Tex: niente di più sbagliato. In effetti un ostacolo che Giancarlo Berardi, l'autore di tutti i testi, affrontò nell'approccio alla nuova serie fu la sostanziale ripetitività dei temi western, già all'epoca proposti in tutte le salse. Proprio per questo, constatando in sostanza che non si poteva variare certe situazioni (gli attacchi degli o agli indiani, le rapine alle banche, i ladri di bestiame ecc) e che il western come genere narrativo aveva esaurito le sue risorse in termini di novità presentabili, l'autore scelse di variare il punto di vista con cui queste situazioni venivano affrontate. Segno distintivo di Ken Parker furono dunque proprio le sceneggiature, che toccavano temi dal razzismo allo sfruttamento, dalla condizione femminile di fine '800 allo smarrimento dell'uomo comune di fronte ai cambiamenti epocali che andavano presentandosi, fino ad aspetti più intimisti o ad incursioni nel teatro e nella letteratura. Tutte queste tematiche furono inserite con grande sapienza e coerenza nello scenario western classico. Il "selvaggio ovest americano" nelle vicende di Ken Parker è solo uno sfondo, uno sfondo dipinto in maniera dettagliata e senza concessioni alla retorica o alla manichea divisione fra buoni e cattivi (tipica delle rappresentazioni western meno recenti, nel campo dei fumetti come in quello cinematografico). Il protagonista stesso non è un eroe senza macchia e senza paura: alla domanda "chi è Ken Parker?" (la domanda più scontata cui devo dare risposta con questo intervento) possiamo lasciare rispondere proprio Giancarlo Berardi. "Ken Parker è un uomo d'oggi, con i problemi di oggi. Non ha nessuna certezza, nessuna sicurezza, vive giorno per giorno con gli ideali che si è costruito da sé, cercando ardentemente, disperatemente, coraggiosamente e dolorosamente di essere coerente". Altra importante innovazione portata da Ken Parker nel panorama del fumetto italiano di quegli anni fu la non staticità della sua serialità. In altre parole: mentre i personaggi dei fumetti canonici di quegli anni passavano da un'avventura all'altra restando più o meno immutati, durante i 59 episodi della serie originale Ken Parker cambia città, lavoro, amici. Sposa una donna indiana, che verrà uccisa durante un'incursione di soldati statunitensi, ed adotta il figlio che la donna aveva avuto da un precedente compagno. Non ha avversari ricorrenti, e neppure è un duro hollywoodiano, destreggiandosi bene fra i versi di Walt Whitman, l'Amleto e "Il Capitale". Molte sono le influenze cinematografiche della serie, nei testi come nei disegni (la composizione delle tavole è spesso "contaminata" da influenze cinematografiche). Questo a cominciare dai tratti somatici del protagonista (il Robert Redford di "Corvo Rosso") per proseguire con l'ambientazione generale (che ha molto in comune con "Il piccolo grande uomo") e con i bizzarri incontri di "Lungo Fucile" (così viene spesso chiamato il protagonista), che durante le sue avventure incrocerà il suo cammino con Totò e Poirot, marcerà assieme a dei lavoratori che sembrano essere quelli di Pellizza da Volpedo, stringerà amicizia con Nanuk (versione fumettistica del Dersu Uzala di Kurosawa), e flirterà con Marilyn Monroe. Altra curiosità da rilevare: Ken Parker fu una sorta di "palestra per talenti" per artisti che in seguito si distinsero e arrivarono alla notorietà, nella "Bonelli" ed altrove. Se infatti la serie è nota per il team artistico del citato Berardi e di Ivo Milazzo ai disegni (che rinnovarono tale sodalizio artistico negli anni successivi) ad impegnarsi nelle avventure di "Lungo Fucile" troviamo pure un giovanissimo Tiziano Sclavi, Alessandrini, Trevisan, Marraffa ed altri ancora. Come sempre, concludo con un breve cenno alla vita editoriale di "Lungo Fucile", nella speranza di aiutare chi volesse cercare i suoi albi. La splendida e sfortunata serie originale, come detto, durò 59 numeri. Dopo l'interruzione Ken Parker è stato pubblicato su riviste antologiche (Orient Express, Comic Art), è stato protagonista di alcuni speciali (tutti molto belli: "Un Principe per Norma", "Dove muoiono i Titani", "Un Alito di ghiaccio", "Il respiro e il sogno") e per finire gli è stata concessa una nuova iniziativa editoriale autonoma ("Ken Parker Magazine") durata purtroppo solo 36 numeri. Ken Parker è stato pure oggetto di varie ristampe ("KP Raccolta", "KP serie oro", "KP serie oro raccolta", "Collana West"), il cui reperimento nelle varie fiere fumettistiche dovrebbe essere più semplice a livello di quantità e più accessibile come costi. articolo di Francesco "MiticoBaro" Barilli |
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