di Grant Morrison (testi) e Frank Quitely (disegni) |
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Premessa: per me gli x-men sono morti con il numero 3 di X-men, l'ultimo della prima gestione Claremont. Da quel momento in poi alle serie mutanti si sono alternati presunti geni del disegno come Jim Lee, e veri e propri incapaci della sceneggiatura, su tutti i due "cani supremi" Nicieza e Lodbell: gente che ha mietuto più vittime fra i mutanti di Apocalisse e Marauder messi insieme. Chi come me é cresciuto leggendo gli X-men di Claremont sa bene di cosa sto parlando. È con un pizzico di diffidenza che quindi mi sono apprestato alla lettura di questi albi in lingua originale, spinto dal calibro degli autori quali Grant Morrison e Frank Quitely, ben conscio che anche i migliori possono sbagliare (come è successo ad Alan Moore, che per racimolare qualche soldo in tempi di magra ha scritto alcune delle pagine più insulse della storia del fumetto contribuendo a quel tristo personaggio che è Spawn).
Finalmente, dopo anni, in una serie mutante si vedono caratterizzazioni realistiche e non solo degli imbecilli ultramuscolosi che non fanno altro che darsela di santa ragione con i loro simili senza motivo apparente (fra l'altro Morrison rende simpatico quello che per me è sempre stato il più odioso degli X-Men, Ciclope; impresa che consideravo improbabile se non impossibile per qualsiasi autore). Sembra quasi che Morrison conosca meglio di chiunque altro i mutanti presenti in questa serie; viene quasi da chiedersi come questo sia possibile visto che è la prima volta che lo scrittore si confronta con gli X-Men. Visto come ha saputo gestire i Fantastici Quattro, altro gruppo di personaggi a cui mai aveva messo mano, non mi resta che affermare che Morrison può essere tranquillamente definito un genio e che se non comprate questi albi in italiano, o in originale, per qualche preconcetto dovuto all'autore o ai personaggi, vi perderete uno dei fumetti che diverranno pietra di paragone per le future generazioni di autori. recensione di Domenico "Snow" Viola |
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